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  • Immagine del redattoreAlessandro Manzelli

Il Centro Storico è morto! E noi lo abbiamo ucciso! Ma possiamo anche reinventarlo...


Il centro storico fino a qualche anno fa era considerato un punto di riferimento, dove incontrarsi e fare acquisti, quando per esempio il sabato pomeriggio da ragazzini, ci si trovava per andare a cercare la felpa del momento o un paio di Levi’s o per spulciare nel negozio di dischi, alla ricerca di un pezzo della storia della musica rock. Poi quel negozio è stato chiuso nel turbinio dell’evoluzione tecnologica che dai dischi alle cassette, ha portato ai cd e agli mp3 fino ad arrivare alla musica in streaming. Era inevitabile forse per un negozio di dischi, ma quello stesso destino è però stato poi condiviso da decine di altri negozi: chi ricorda una libreria, chi una merceria, chi il negozietto dove la nonna comperava pantofole e pigiami per tutti sotto Natale.



L’identità dei nostri centri storici si è un po’ persa o come per il mondo della musica, sta cambiando. Possiamo lamentarci dei negozi che chiudono in centro e del progressivo “spopolamento” dei centri storici, possiamo incolpare i centri commerciali, le catene, l’e-commerce e quell’andamento che sembra progressivo e inarrestabile, di acquisti sempre più fast, sempre più easy, ma dove la scelta reale si impoverisce. Oppure possiamo provare a smettere di indugiare in un’eccessiva e nostalgica idealizzazione di un passato che non c’è più e provare a pensare ad una risposta per ripopolare i centri storici, al di là dei food corner che sono diventati oggi, seguendo un semplice principio economico: talvolta è l’offerta che può creare la domanda, rispondendo a un bisogno latente o creandone uno grazie a prodotti e servizi ad alto valore aggiunto e tasso di innovazione.



Un passato glorioso, un presente desolante.


Passeggiare per il centro da ragazzino, significava muoversi fra negozi di ogni genere, che proponevano un’offerta di qualità. Ai piani superiori dei palazzi erano presenti attività direzionali, uffici, studi privati. L’avvocato, il notaio, il commercialista, avevano tutti l’ufficio di rappresentanza in centro. Mentre allora era una forma di prestigio avere un'attività simile in centro storico, ad oggi è conside


rato quasi come un disagio: la disponibilità di parcheggi, i tempi per raggiungere aree divenute pedonali, lo spostamento di luoghi come il tribunale per esempio in spazi periferici per necessità di ampliamento, hanno trainato lo spostamento di queste attività altrove.


Molti ristoranti e bar stanno sostituendo attività che fino a l'altro giorno sembravano intoccabili, forti della grande popolarità che sta esperendo il settore del food and beverage. Se di giorno quindi i centri storici si sono impoveriti, di sera si accendono di un’offerta culinaria sempre più ricercata e gourmet. Ma come possiamo rinnovare la vitalità dei nostri centri alla luce del sole?


Obiettivo: rivalutazione degli spazi e creazione di posti di lavoro.


Se puoi immaginarlo puoi farlo diceva Walt Disney. E allora proviamo ad immaginare un futuro diverso che non combatta quella che è la realtà attuale, ma che provi a creare nuove sfide. Immaginiamo un cambio di tendenza nel medio periodo, e proviamo a darci degli obiettivi: rivalutare gli spazi, creare posti di lavoro e un’offerta ad altissimo valore aggiunto che sappia guidare la domanda. Come? Qualche idea!


  1. Coworking, uffici e sale riunioni: il mondo del lavoro sta cambiando, ce lo dicono tutti da tutte le parti. Lo smart working è il futuro del lavoro e smart working significa flessibilità e mobilità. Bisogna ripensare questi spazi come luoghi di contaminazione e condivisione dove permettere a professionisti di incontrarsi, conoscersi e fare rete, offrendo magari servizi collaterali e benefit che possano dare risalto e valore al luogo. Coworking e asilo nello stesso stabile o coworking con palestra e spazio yoga per esempio.

  2. Negozi esperenziali: se il classico negozio di vendita prodotto non va più, perché non provare con qualcosa di più immersivo? In tutto il mondo, Italia inclusa, si stanno sperimentando negozi dove l’esperienza di acquisto viene arricchita da diversi elementi: multicanalità, multisensorialità, personalizzazione e custom-made, try-before-buy, visione green e tecnologia. Un negozio di biciclette dove crearti la tua due ruote su misura attraverso esperienza digitale e fisica, con la personalizzazione di ogni elemento, dal telaio al sellino o un profumeria multisensoriale dove l’esperienza inizia dall’accoglienza, attraverso gli arredi e gli spazi curati per il massimo relax, fino alla guida empatica delle padrone di casa.

  3. Condivisione degli spazi per contrastare la crescita dei centri commerciali, creando anche nuove entità di offerta. Unire una libreria con un bar per esempio, può permettere l’abbattimento dei costi e la fusione delle due offerte, diverse ma in un certo senso complementari. Una palestra può integrare un servizio di hair stylist ed estetista, per permettere agli utenti di godere di un’esperienza di benessere a 360°.

  4. Collaborazione e networking: le realtà del centro dovrebbero essere capaci di unirsi e fare fronte comune creando dei circoli virtuosi che possano alimentare il business: un voucher per acquistare le scarpe nel negozio di fianco dopo aver comperato un vestito. La degustazione di vino dell’enoteca al sabato pomeriggio dal parrucchiere di fronte. Accesso gratuito o scontato ai mezzi di mobilità elettrica in sharing nelle vie del centro storico per chi usa un coworking o prenota un trattamento nel centro benessere.

Accessibilità: la riqualificazione parte sempre dalla strada


Le idee, gli sforzi e l’impegno di chi deve ripopolare il centro storico, non è sufficiente se non supportato dagli enti locali per permettere la fruizione di tali servizi. Molti si lamentano della mancanza di parcheggi, che in effetti almeno da noi, di certo non abbondano. Ma, nonostante i Romani fossero avanti anni luce, le nostre città non sono state pensate per l’èra dei SUV, uno per auto, e la pretesa di arrivare esattamente nel posto desiderato, senza dover fare due passi a piedi. La verità è che è necessario un cambio culturale ma anche che, creare o migliorare le piste ciclabili esistenti, creare dei servizi trasporto dai parcheggi più vicini fino al centro o fornire mezzi alternativi come per esempio i monopattini, può facilitare se non indurre questo cambiamento.


Possiamo abbracciare il presente, senza dimenticare il passato ma disegnando il futuro dei nostri centri storici. È una questione di scelta.


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